L’AQUILA – Rimodulazione dei fondi comunitari, massiccia iniezione di liquidità in tutti i settori produttivi, investimenti per consentire alle aziende, agli imprenditori e ai loro dipendenti di riavviare al più presto l’attività garantendo gli standard di sicurezza richiesti e tutelando la salute: è la richiesta che il mondo delle imprese e del lavoro rivolge alla Giunta regionale, per sostenere il momento di eccezionale difficoltà che tutto il mondo produttivo sta vivendo per colpa, e in conseguenza, dell’emergenza sanitaria determinata dall’epidemia di Coronavirus. Una manovra da 140 milioni di euro per scommettere sulla ripartenza. Al presidente Marsilio ed all’assessore alle Attività produttive Febbo si sono rivolte 14 sigle espressione del mondo dell’agricoltura, dell’artigianato, del commercio, della cooperazione, della piccola industria e dei servizi (Casartigiani, Cia, Claai, Cna, Confapi, Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative, Confesercenti, Legacoop), oltre ai sindacati Cgil, Cisl, Ugl e Uil, inviando un documento in cui, oltre a chiedere al più presto la convocazione della cosiddetta "cabina di regia" istituita dalla Regione per coordinare gli interventi con la collaborazione delle forze sociali (richiesta, questa, cui si sono unite anche Coldiretti e Confindustria, ndr), le diverse sigle entrano nel merito con proposte, cifre dettagliate, ipotesi di lavoro.
A Marsilio, si chiede di "avviare una discussione seria e di merito sul loro utilizzo massiccio, e la cui riprogrammazione è stata autorizzata dall’Unione Europea e sottoposta al vaglio della Conferenza Stato-Regioni". Alla Regione, i firmatari del documento sottopongono una proposta articolata su più punti, a cominciare dalla necessità che l’Ente guidato da Marsilio assuma un ruolo da protagonista nel rapporto con gli istituti di credito, che vanno coinvolti e stimolati, perché "lo Stato ha messo a disposizione strumenti di garanzia poderosi, ma il ruolo di attori principali è riservato sempre alle banche, che erogheranno i soldi che servono alle imprese, ai lavoratori e alle famiglie per sopravvivere".
Alla Regione, però, si chiede di attivare percorsi con proprie risorse e propri strumenti. Come? Ad esempio "riattivando subito il microcredito gestito da Abruzzo Sviluppo, mettendo in campo senza bandi e lungaggini tutte le risorse disponibili, con un taglio massimo di 10 mila euro da restituire in 5 anni con 18 mesi di preammortamento a un interesse dell’1%; ristrutturando il prodotto ‘Abruzzo Crea’, che ha un residuo di circa 10 milioni di euro, integrandolo con altri 20 milioni, per erogare credito diretto aggiuntivo ai provvedimenti statali che limitano gli importi al 25% del fatturato; estendendo la percentuale massima di garanzia dal 90 al 100% con il sistema dei confidi abruzzesi; attivando, in una fase successiva, la ‘Sezione Speciale’ del Fondo Centrale di Garanzia per favorire l’accesso al credito delle imprese tramite i confidi per i finanziamenti legati al rilancio dell’economia regionale; aiutando le imprese di quei settori chiusi per decreto, che non rientrano nell’ambito del turismo ma che stanno subendo altrettante gravi penalizzazioni, come i servizi alla persona, a cui andrebbero assegnati 10 milioni di euro, da destinare principalmente a una integrazione di 250 euro del contributo statale di 600 euro per i mesi di marzo, aprile e maggio, per equipararli al trattamento della ‘Cassa integrazione in deroga’ di un dipendente, e un voucher affitto fino al 60% del costo mensile per le attività dei codici Ateco esclusi dal ‘Cura Italia’".
Quanto al turismo e a tutte le filiere connesse, comprese le attività artigianali, che l’epidemia ha messo letteralmente in croce, la proposta prevede di destinare "almeno 50 milioni di euro, per una serie di iniziative specifiche tra cui un ‘voucher vacanze Abruzzo’". Una volta che la macchina sarà ripartita, alla Regione i firmatari del documento chiedono di "mettere a disposizione 30 milioni di euro da destinare agli investimenti, con un importante contributo in conto capitale". Imprese e sindacati chiedono di "impostare un percorso che preveda il riavvio garantendo la sicurezza di tutte le persone che lavorano in azienda, adeguando le strutture produttive a moderni ed efficaci sistemi di gestione della sicurezza in ambito lavorativo, riducendo i rischi del contagio di ritorno". Condizioni che vanno sostenute con aiuti: "Lo Stato ha previsto un credito d’imposta per i costi della sola sanificazione del 50%, fino a un massimo di 20mila euro annui, ma la Regione deve intervenire per aumentare il contributo fino al 75%, da corrispondere come credito d’imposta. O, meglio ancora, come erogazione diretta". Infine, "è necessario concedere un voucher di 5mila euro per l’acquisto dei dispositivi di protezione individuale alle aziende che dimostrano di essere in regola con tutti gli adempimenti sulla sicurezza".